Uno studio portato avanti dalla clinica universitaria ospedaliera di Leuven (Belgio) ha dimostrato il contrario.
Nell’articolo pubblicato sul New England Journal of Medicine (NEJM) il 29 settembre 2015 il gruppo di ricercatori composto da cardiologi, oncologi ecc. ha appurato che una esposizione prenatale ad un cancro materno trattato in modo aggressivo oppure no non determina deficit cognitivi, cardiaci e di sviluppo nel bambino.
Nello specifico sono stati analizzati nello studio 129 bambini (età media 22 mesi). 96 di questi sono stati esposti a chemioterapia durante il periodo fetale, 11 a radioterapia, 13 ad interventi di asportazione tumorale chirurgica, 2 ad altri farmaci antitumorali e 14 non hanno subito alcun trattamento. L’analisi dei ricercatori ha dimostrato che non ci sono state conseguenze di questi trattamenti sui bambini.
Lo studio ci permette di comprendere due aspetti molto importanti della stessa cura: la specificità sempre maggiore dei chemioterapici capaci di agire in forma specifica sulle cellule malate e l’attenzione che queste stesse molecole riservano nel non attaccare il futuro nascituro.
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